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giovedì 12 maggio 2016

TERAPIA PER LA CALVIZIA

Terapia


La terapia tricologica deve essere strettamente personalizzata, come un “abito su misura” per quel paziente e deve tener conto non solo del tipo di alopecia ma anche - e talora soprattutto – della ”persona”, dell’entità psicofisica in cui essa insorge.
La cura della maggior parte delle patologie tricologiche prevede sia il trattamento sistemico che locale.
La terapia generale mira a correggere le alterazioni enzimatiche geneticamente determinate o gli eventuali squilibri neuro-endocrino-metabolici, o le carenze nutrizionali che possono essere causa o concausa di calvizie.
Nella scelta fra un trattamento topico o sistemico si deve tener conto anzitutto del tipo di patologia alla base del defluvio, ma anche dell'età, del sesso e della capacità del soggetto di aderire alla terapia; inoltre del tipo e sede delle manifestazioni e della eventuale sensibilità individuale ai prodotti topici. È fondamentale ricordare che le terapie prescritte devono essere sempre rivalutate nel tempo e modificate in base alle condizioni stagionali; devono essere altamente personalizzate ed effettuate solo sotto stretto controllo medico. Anche un “semplice” integratore deve essere assunto in maniera corretta per evitare situazioni di accumulo.
Ricordiamo, infine, che la terapia medica è indispensabile anche in previsione di un trattamento chirurgico di rinfoltimento sia per preparare il cuoio capelluto sia per dare forza e vigore ai capelli esistenti, in modo da sfruttare al massimo il patrimonio di follicoli presenti. Dopo il trattamento chirurgico è opportuno continuare a curare il cuoio capelluto, per mantenere la robustezza e la vitalità dei capelli già esistenti e di quelli trapiantati e salvaguardare così negli anni il risultato ottenuto.
Laddove sia necessario, si somministrano per via generale vitamine, fitoterapici (sostanze naturali ad azione farmacologia), oppure integratori (ferro, zinco, rame, aminoacidi…) selezionati in base alle singole carenze documentate con specifici esami del sangue.
La terapia topica viene prescritta da sola o in associazione alla terapia sistemica: offre il grande vantaggio di apportare sostanze farmacologiche solo laddove servono, senza coinvolgere l'intero organismo. Consente quindi di raggiungere i nostri scopi terapeutici limitando eventuali effetti collaterali sistemici.  Si avvale di lozioni, in genere galeniche da far preparare al farmacista di fiducia, contenenti farmaci e sostanze seboregolatrici, ad azione stimolante la crescita o regolarizzante il ciclo del capello oppure ad attività antiandrogena in modo da ottenere con un solo prodotto quanti più benefici possibile.
L’aspetto negativo, se così si può dire, di questa modalità di applicazione è quello di risultare noiosa e impegnativa per alcuni pazienti: per un trattamento ben distribuito occorrono, infatti, cinque minuti in genere a giorni alterni e non tutti sono disposti a dedicarvi questo tempo. Inoltre le lozioni devono essere ben formulate e preparate in modo da avere tutti i componenti in soluzione stabile e penetrare completamente senza lasciare residui che farebbero sembrare i capelli sporchi e in disordine.
I farmaci usati nella terapia topica hanno la possibilità, se ben scelti, di penetrare fino alla papilla ed alla matrice del pelo in due modi:
  • per capillarità, seguendo inizialmente il follicolo pilifero e successivamente penetrando attraverso la ghiandola sebacea (via transfollicolare);
  • per via transcutanea, passando attraverso i vari strati epidermici e la membrana basale.
Le preparazioni ad uso topico per essere efficaci devono avere, necessariamente, una buona capacità di penetrazione,  essere dotate di scarsa possibilità di assorbimento sistemico (dovrà cioè entrare nella circolazione generale in quantità trascurabile in modo da non determinare effetti sistemici), contenere sostanze ad emivita quanto più lunga possibile (in modo da dover essere applicate ad intervalli lunghi), inoltre devono essere cosmeticamente accettabili e non sporcare o appesantire i capelli.
In terapia tricologica spesso devono essere trattati contemporaneamente più aspetti: metabolico, endocrinologico, biochimico e spesso l'associarsi di patologie squisitamente dermatologiche fa sì che la prescrizione terapeutica si debba necessariamente avvalere di più principi attivi, pertanto in alcuni casi risultano di grande utilità le associazioni farmacologiche o la formulazione di preparazioni galeniche.
Non dimentichiamo infine che molte malattie della pelle e dei capelli sono strettamente correlate, se non addirittura scatenate, da squilibri della sfera emotiva: la paura di esami da sostenere, un amore sbagliato, la morte di una persona cara, un lavoro che non ci soddisfa,  una delusione o una perdita importante (di qualcuno o qualcosa), lo stress e tutti i conflitti interiori si manifestano spesso con la caduta dei capelli. Per questo è importante non meno della terapia medica o chirurgica anche la “cura dell’anima”: possiamo certo ricorrere anche in questo caso all’aiuto di sostanze farmacologiche quanto più possibile naturali, che contribuiscano al riequilibrio psicologico e neurovegetativo in maniera dolce, senza effetti collaterali o assuefazione. Potremo utilizzare fitoterapici , come tinture madri (Valeriana, Passiflora, Biancospino…) in gocce da assumere 1 o 2 volte al giorno,  gemmoterapici come la Tilia o ricorrere ai rimedi omeopatici in granuli per recuperare il sonno fisiologico o riequilibrare la funzione del sistema digestivo o cardiocircolatorio.

Frequentemente tuttavia può essere necessario un percorso  introspettivo per rimettere in sintonia la parte più nascosta dell’individuo (la psiche) con quella visibile a tutti (la pelle e i capelli). Un buon amico non basta, occorre avvalersi dell’ausilio di uno specialista, anche in questo caso - a maggior ragione! - qualificato ed esperto, con competenze nell’ambito della dermatologia (e tricologia) psicosomatica. Un breve colloquio con lo psicoterapeuta può aiutare moltissimo e il paziente deve imparare ad affidarsi a questo specialista senza pregiudizi,  con la stessa naturalezza con cui si rivolge al dermatologo o all’odontoiatra.


SOSTANZE UTILIZZATE:
  • Minoxidil
  • Cortisonici
  • Estrogeni
  • Acido retinoico
  • Progesterone
  • Finasteride, Dutasteride
  • Altri antiandrogeni (Spironolattone, Ciproterone acetato, Flutamide)
  • Latanoprost 
  • Melatonina
  • Lattoferrina
  • Sostanze Naturali (drenaggio, Serenoa Repens, Tè verde, omega 3, soia)
  • Trattamenti Ambulatoriali: Mesoterapia
  • LED
  • PRP
  • Tricopigmentazione
  • Camouflage cosmetico

MINOXIDIL
Ancora oggi qualsiasi trattamento topico per la terapia della alopecia androgenetica non può prescindere dall'utilizzo del Minoxidil.
Questo farmaco era inizialmente utilizzato per il trattamento dell’ipertensione refrattaria  grazie alla sua azione di vasodilatazione periferica diretta. La sua avventura come anticalvizie iniziò nel 1979 allorchè fu notata una ipertricosi del volto e degli avambracci di un uomo iperteso di 50 anni in trattamento col farmaco.  Il meccanismo d'azione non è ancora noto con assoluta precisione, sicuramente coinvolge le vie di controllo metabolico e non i meccanismi ormonali: in particolare, questo farmaco sembra attivare il ciclo di Krebs e l'incremento della produzione di substrato energetico con un conseguente aumento della sintesi proteica.
Praticamente, il Minoxidil mima l'azione di un fattore di crescita, come l'EGF (Epidermal Growth Factor), e quindi prolunga la fase di crescita dei follicoli (anagen). Inoltre provoca l'apertura dei canali intracellulari del potassio a livello delle cellule muscolari lisce delle arteriole periferiche. Quest'azione produce un effetto vasodilatatore periferico diretto, che risulta immediatamente evidente a carico del microcircolo della papilla dermica. Tuttavia non sembra che la sola vasodilatazione possa promuovere la crescita dei capelli, ma questo meccanismo, secondo alcuni ricercatori, potrebbe in qualche modo favorire il prolungarsi della fase anagen.
Studi recenti indicano, infine, che il Minoxidil potrebbe aumentare la vascolarizzazione della papilla dermica inducendo angiogenesi. Questo farmaco è in grado di fermare e, talvolta, invertire il processo di miniaturizzazione del follicolo. L'efficacia del Minoxidil risulta anche dal miglioramento della formula pilare per un prolungamento della fase anagen. Considerando il meccanismo d'azione del farmaco è chiaro che esso può agire solo dove esiste un centro germinativo e non potrà, quindi, mai far crescere peli sulle zone glabre o capelli su una zona di alopecia cicatriziale.
La valutazione dei risultati ottenuti con il Minoxidil indica risultati positivi fino al 70%. L'effetto terapeutico comincia a manifestarsi dopo una latenza di 4-6 mesi, per tale motivo queste terapie devono necessariamente essere effettuate per lungo tempo prima di poter valutare la loro reale efficacia. Il Minoxidil combatte il sintomo, ossia la miniaturizzazione progressiva dei capelli, ma non agisce minimamente sulle cause genetico-endocrine della calvizie: la sua efficacia, pertanto, è parziale e sembra perdurare solo finché viene applicato.
Il farmaco viene impiegato per via topica in soluzioni alcoliche dal 2% al 5%. L'impiego di concentrazioni più elevate, fino al 5%, come sostenuto da alcuni autori americani, secondo altri medici potrebbe aumentare il rischio di effetti collaterali e, probabilmente, esporrebbe il paziente agli effetti di un telogen effluvium.
L’emivita del Minoxidil nella cute è 22 ore, il che ne rende possibile l’applicazione una volta al dì.
Per quanto riguarda i possibili effetti collaterali, va detto che talvolta compare un iniziale telogen effluvium della durata di tre-quattro settimane, soprattutto se si utilizzano concentrazioni elevate del farmaco; molto raramente il Minoxidil può provocare dermatite da contatto.  Nella donna è preferibile non superare la concentrazione del 2% per la possibile anche se rara comparsa di una modesta ipertricosi sopra l'estremo laterale delle sopracciglia e nella regione preauricolare.
Attualmente rimane l'unica sostanza registrata come farmaco anticalvizie per uso topico.
CORTISONICI
La somministrazione di cortisone, sia sistemica che locale, deve avvenire sempre con grande oculatezza: questo farmaco così potente e importante, è un “salvavita” in molte situazioni ma presenta altresì una quantità di effetti collaterali, soprattutto nelle terapie a lungo termine, che lo fanno quasi più temere che amare. Sono molti i pazienti che, considerando solo gli effetti negativi  del farmaco, (peraltro rari in un utilizzo prudente e razionale), rifiutano la terapia cortisonica “a prescindere”.
Ci sono situazioni invece in cui questo farmaco rappresenta l’unica risposta terapeutica: ad esempio nelle alopecie che accompagnano forme di iperandrogenismo di origine surrenalica ( da deficit enzimatici surrenalici riguardanti la 21 idrossilasi o la 11 idrossilasi). Per non parlare dell’alopecia areata, particolarmente nelle sue forme più estese di alopecia totale o universale, in cui il cortisone deve essere somministrato sia per via generale che locale.
La terapia corticosteroidea topica viene generalmente temuta perché come ben noto l'uso sconsiderato (e l’abuso) di cortisonici fluorurati può provocare danni cutanei come atrofia, acne steroidea, dermatite periorale ecc...Si ritiene, però, che la maggior parte di questi danni sia, in realtà, limitata solo alle molecole fluorurate e causata proprio da questa particolarità (introdotta nella molecola per esaltarne la potenza ed allungarne l'emivita) e che i corticosteroidi debbano essere attentamente rivalutati.
In effetti l'uso di corticosteroidi non fluorurati, ed in particolare l'idrocortisone rappresenta un valido ausilio in tricologia. Particolarmente utili risultano i cortisonici nella terapia degli effluvi, nei quali un gran numero di capelli entrano, quotidianamente e contemporaneamente, in fase telogen (con caduta rapida e vistosa di centinaia di capelli al giorno, tutti nella stessa fase del ciclo pilare). Spesso l'effluvio si stabilizza e si arresta rapidamente nel giro di qualche settimana. Per non parlare delle dermatiti seborroiche o delle forme psoriasiche del cuoio capelluto, per le quali il cortisone rappresenta la prima risposta terapeutica.
Anche nella terapia locale del defluvio androgenetico, specie nei pazienti che presentano anche dermatite o seborrea, l'uso di un blando corticosteroide non fluorurato è certamente utile per controllare l'infiammazione e la desquamazione oltre che per limitare la produzione del sebo, facilitando così la cute a ricevere le terapie topiche.
Vediamone i meccanismi di azione. Il cortisolo facilita le attività mediate da cAMP, incrementando il metabolismo energetico del tricocheratinocita. Inoltre attiva la neoglicogenesi delle cellule della matrice e della papilla del bulbo pilifero, analogamente a quanto avviene nel fegato; il glicogeno (importante fonte energetica per i tessuti) si accumula nel citoplasma cellulare durante il telogen e viene consumato durante l'anagen; così facendo il cortisolo garantisce  l'equilibrio glicidico ed energetico del capello.
Il cortisolo si lega debolmente ai recettori degli androgeni, riduce l'attività enzimatica della 5α-reduttasi e compete, sia pur blandamente, con il diidrotestosterone per il recettore cellulare.
Inoltre è, probabilmente, capace di favorire l'aromatizzazione degli androgeni nel follicolo pilifero, analogamente a quanto dimostrato nel tessuto adiposo. L'uso topico di blandi cortisonici può, quindi, risultare vantaggioso dato che si pone a cavallo fra le terapie endocrine e quelle intese a modulare, attraverso il sistema adeniciclasi-cAMP, il metabolismo energetico del bulbo pilifero. Inoltre può aiutare a prevenire la fibrosi follicolare.
ESTROGENI
Gli effetti positivi degli estrogeni sul ciclo del pelo sono ormai ben noti da lungo tempo. Tutto ciò è ben dimostrato da quanto avviene ai capelli della donna durante la gravidanza: i follicoli piliferi prolungano la loro fase di crescita, per cui il numero di capelli che entra in telogen e cade si riduce notevolmente.
La capacità degli estrogeni di prolungare l'anagen spiega anche la caduta dei capelli che si osserva circa 3 mesi dopo il parto, quando, ridotti drasticamente i livelli di questi ormoni, i follicoli che avevano prolungato l’anagen durante la gravidanza entrano tutti nella fase di riposo (telogen)  contemporaneamente.
Al contrario in menopausa, quando i livelli di estrogeni si riducono drasticamente, si osserva spesso una caduta e un diradamento dei capelli. Gli estrogeni hanno un effetto positivo sul ciclo follicolare in quanto inducono l'inizio e prolungano la durata dell'anagen, con 3 meccanismi sinergici.
Come principale meccanismo ricordiamo l’effetto antiandrogeno: gli estrogeni inibiscono la 5α-reduttasi e riducono la produzione di DHT, l'ormone responsabile della miniaturizzazione nell'alopecia androgenetica. Inoltre favoriscono la produzione del fattore di crescita per l'endotelio vascolare (VEGF), che a sua volta induce il prolungamento dell'anagen e quindi previene l'entrata in riposo dei follicoli e di conseguenza anche la caduta dei capelli.
Infine stimolano direttamente la proliferazione delle cellule della papilla dermica.
È molto recente in tricologia l’utilizzo dei cosiddetti "fitoestrogeni", sostanzialmente isoflavoni estratti dalla soia o dal trifoglio.
Il razionale scientifico della loro assunzione si basa sul sostegno della produzione degli estrogeni nella donna nei periodi della peri-menopausa e postmenopausa. Nelle donne asiatiche è stata rilevata un'incidenza incredibilmente bassa di alopecia androgenetica post-menopausale, evento derivante, probabilmente, da una alimentazione ricca di soia.
La terapia topica con estrogeni meriterebbe una maggiore considerazione. Gli estrogeni sono dotati di un buon assorbimento transcutaneo, il loro utilizzo nel defluvio androgenetico perimenopausale della donna, tenuto conto delle controindicazioni generali all'uso di estrogeni, appare razionale e scevro da effetti indesiderati.
L'estrogeno ideale in senso tricologico potrebbe essere identificato nell'estrone solfato; questo è certamente utilizzabile dal follicolo pilifero corredato di solfatasi ed in grado di trasformarlo in estrone, ma è completamente inattivo se assorbito come tale dal circolo sistemico; poiché privo di effetti sistemici, l'uso topico di estrone solfato è possibile anche nel maschio. Il presupposto teorico della terapia è che l'alopecia androgenetica di tipo femminile sia dovuta a scarsa impregnazione estrogenica dei follicoli del cuoio capelluto.
È degno di nota precisare che non si sono mai avute segnalazioni di effetti collaterali dovuti ad azione generale degli estrogeni contenuti nelle lozioni tricologiche: a questo è imputabile il fatto che la soluzione impiegata contiene principalmente estrone solfato, ovvero uno steroide biologicamente inattivo e utilizzabile solo da tessuti muniti di solfatasi e, quindi, in grado di desolfatarlo, come appunto il follicolo pilifero.
Molto promettente è l'impiego del 17α-estradiolo, un isomero sintetico del 17β, che è privo di attività ormonale e  può essere prescritto anche all'uomo. Il 17α-estradiolo non solo diminuisce la formazione di DHT ma, attivando l’enzima aromatasi, trasforma una parte di testosterone in estradiolo, un ormone utile nel reprimere i geni della calvizie e nel favorire direttamente la ricrescita. Queste acquisizioni sperimentali hanno aperto nuove prospettive sull’applicazione degli estrogeni per via topica e cominciano solo adesso ad essere considerate e valutate con la giusta attenzione. In Germania sono già entrate in commercio, in forma di lozione, le prime specialità farmaceutiche a base di 17α-estradiolo. In Italia viene prescritto in preparazioni galeniche.
ACIDO RETINOICO
Questa sostanza già ampiamente usata in dermatologia nella terapia dell'acne  e nei trattamenti anti-aging, è divenuta  di sicuro rilievo anche nella terapia locale dell'alopecia androgenetica.
L'acido trans-retinoico (tretinoina) è in grado di aumentare e regolare la proliferazione cellulare, di differenziare l'epitelio e di incrementare la proliferazione vascolare.
Vi sono dati che mostrano come l'associazione con il Minoxidil stimoli la crescita di capelli in pazienti con alopecia androgenetica. Secondo alcuni studi in vitro l'acido retinoico aumenta il numero dei recettori di membrana per l'EGF Epidermal Growth Factor) fino a sette volte, senza diminuire la loro affinità. Dato che il Minoxidil probabilmente mima gli effetti dell'EGF e dell'HrGF, la sua associazione con la tretinoina renderebbe disponibili alla sua attività un maggior numero di recettori.
Dell'acido retinoico è stata rilevata, inoltre, la capacità di penetrazione attraverso la cute umana  e si conoscono specifici recettori di membrana cellulare per il retinolo e per l'acido trans-retinoico.
L’impiego di questa sostanza appare utile in casi di alopecia androgenetica associata ad intensa seborrea, grazie alla sua azione seboregolatrice.
L'acido retinoico deve essere impiegato in soluzione a concentrazioni molto basse, poiché spesso è irritante ed eccessivamente esfoliante.
Per questo durante il trattamento con queste sostanze deve essere accuratamente evitata ogni esposizione al sole. Ricordiamo anche di non utilizzare l’acido retinoico in gravidanza: ancora una volta ribadiamo come queste terapie debbano essere effettuate sempre sotto il controllo di un dermatologo tricologo e rivalutate nel tempo, cambiando anche formulazione in base ai diversi periodi dell'anno.
FINASTERIDE
È la prima sostanza al mondo registrata per il trattamento sistemico dell'alopecia androgenetica e al momento costituisce, con il Minoxidil, il cardine principale su cui si basa tutta la moderna terapia dell'alopecia androgenetica maschile. È un inibitore competitivo della 5α-reduttasi umana di tipo 2 in vitro ed in vivo.
Il suo meccanismo d'azione si basa sul fatto che, nel follicolo pilifero, sono presenti dei sistemi enzimatici che convertono androgeni più deboli in androgeni più potenti; tra questi la 5α-reduttasi svolge il ruolo più importante nella patogenesi della alopecia androgenetica. Esistono due forme isoenzimatiche della 5α-reduttasi: il tipo 1 è localizzato a livello delle ghiandole e dei dotti sebacei; il tipo 2 è presente a livello della guaina epiteliale esterna e della papilla dermica.
La finasteride è un inibitore specifico della 5α-reduttasi tipo 2, la sua molecola assomiglia al testosterone e quindi funziona da inibitore competitivo per l'enzima 5α-reduttasi bloccando esclusivamente la conversione del testosterone a diidrotestosterone nella cellula.
Al dosaggio di 1 mg/die, è in grado di rallentare la progressione della caduta e di potenziare la crescita di capelli. Negli uomini giovani e di età media con alopecia androgenetica, la finasteride sembra essere in grado di far regredire la miniaturizzazione del capello che caratterizza questa condizione. Non solo, ma determinerebbe anche un aumento del tasso di crescita (lunghezza) e dello spessore dei capelli. Il miglioramento indotto dalla finasteride è destinato ad incrementarsi progressivamente nel tempo (anche dopo i primi 5 anni di trattamento).
La finasteride non ha effetti sui livelli circolanti di cortisolo, estradiolo, prolattina, ormone tireotropo e tiroxina, né sull'assetto lipidico. Non sono stati rilevati effetti di tossicità epatica, renale, gastrica, respiratoria o cardiovascolare imputabili al farmaco, né è stata osservata alcuna evidenza di effetti carcinogenetici né mutageni. La finasteride ha un ottimo limite di sicurezza che lo rende appropriato per l'uso negli uomini con alopecia androgenetica.
La sua somministrazione nella donna è, però, potenzialmente pericolosa per il rischio di malformazioni di un feto maschio se fosse in corso una gravidanza. Pertanto non deve essere utilizzata nella donna in età fertile.
Inoltre la finasteride pare efficace nel ridurre la miniaturizzazione nei maschi con alopecia androgenetica ma non nelle donne in postmenopausa, nelle quali non porta all'incremento della crescita dei capelli né al rallentamento della progressione dell'assottigliamento. Pertanto la terapia è somministrata esclusivamente al sesso maschile.
Gli effetti collaterali sembrano essere poco rilevanti e poco vistosi, intorno al 2-6% dei pazienti trattati (a seconda delle casistiche) e, comunque, reversibili alla sospensione del farmaco. Gli effetti collaterali più frequenti sono, ovviamente, quelli correlati alla funzione sessuale: impotenza (3,7%), diminuzione della libido (3,3%), diminuzione del volume dell'eiaculato (2,8%) va precisato però che sono tutti effetti transitori dovuti unicamente alla somministrazione del farmaco, e in genere reversibili dopo la sospensione della terapia. Comunque prima della prescrizione di Finasteride è indispensabile che la diagnosi di alopecia androgenetica sia certa, inoltre occorre valutare accuratamente il soggetto candidato al farmaco, onde accertarne l’idoneità.
DUTASTERIDE
La dutasteride è un nuovo farmaco per il trattamento dell'iperplasia prostatica. Agisce su entrambe le forme isoenzimatiche della 5α-reduttasi, riducendo quasi a livelli di castrazione il diidrotestosterone (DHT). In un recente studio questo farmaco è risultato potente e selettivo. La dutasteride è stata proposta anche nella ricrescita dei capelli, ma il suo sviluppo clinico per questa applicazione è ancora in fase iniziale e necessita di ulteriori studi.

ALTRI ANTIANDROGENI
Ciproterone Acetato
Uno dei primi antiandrogeni utilizzati è il ciproterone acetato. Il suo meccanismo di azione, a livello periferico, è legato alla competizione con il diidrotestosterone per lo stesso recettore citosolico intracitoplasmatico nei confronti del quale il ciproterone mostra una maggiore affinità. Si tratta, quindi, di meccanismo antiandrogeno "recettoriale".
Ovviamente tale terapia antiandrogena è strettamente riservata al sesso femminile, e deve essere protratta per anni prima di poter ottenere un risultato valido e stabile nel tempo. L’utilizzo topico non è stato ancora sufficientemente valutato.
Spironolattone
Lo spironolattone è un composto steroideo sintetizzato chimicamente, analogo strutturale dell'aldosterone e del progesterone ed è da lungo tempo utilizzato in medicina come diuretico ed antiipertensivo.  L'uso clinico di questo farmaco ha, inoltre, evidenziato un'attività antiandrogena a livello periferico con un meccanismo competitivo (analogo a quello del ciproterone acetato) sul recettore citosolico del diidrotestosterone.
Numerosi sono gli effetti collaterali soprattutto sulla sfera sessuale nel maschio, ma anche nella donna in età fertile, nella quale si raccomanda l'abbinamento ad un estroprogestico, poiché l'attività antiandrogena del farmaco potrebbe provocare la femminilizzazione di un feto maschio.
Considerata la sua attività a livello del recettore citosolico del diidrotestosterone e dell'androstandiolo, lo spironolattone viene usato anche topicamente; decisamente buoni sono gli effetti dello spironolattone sulla seborrea del cuoio capelluto; interessante l'utilità nel trattamento del defluvio androgenetico.
L'uso topico non ha mai evidenziato effetti collaterali riferibili ad azione ormonale, sono state osservate però manifestazioni irritative sul cuoio capelluto dei pazienti trattati. Un effetto indesiderato, non poco trascurabile soprattutto nel sesso femminile, dello spironolattone per uso topico è l'odore mefitico che lo caratterizza.
Per tale motivo il trattamento viene spesso interrotto o rifiutato.

PROGESTERONE
Il progesterone naturale, i suoi derivati diretti e quelli 17α-idrossilati si sono dimostrati capaci di inibire l'attività della 5α-reduttasi per competizione con il testosterone. Oltre che nella carenza progestinica e nel periodo della pre-menopausa, i progestativi sono generalmente somministrati per via orale insieme agli estrogeni (di solito l'etinilestradiolo) sotto forma di "pillola antifecondativa". Una particolare attenzione deve essere riservata ai progestinici derivati dal 19 nortestosterone (nor-androstani)  i quali possono avere azione androgena diretta e quindi devono essere evitati in corso di terapia tricologica.
Il progesterone naturale è caratterizzato da una struttura tetraciclica a 21 atomi di carbonio. Dal punto di vista terapeutico risulta di fondamentale importanza saper distinguere i progestinici di sintesi a 19 e 20 atomi di carbonio, potenzialmente androgenizzanti , dai progestinici a 21 atomi di carbonio, derivati dal progesterone naturale, non androgenizzanti e, talvolta, ad effetto decisamente antiandrogeno, dai quali deriva anche il noto ciproterone ed il nuovissimo drospirenone, primo di una nuova famiglia di progestinici che riducono la ritenzione idrica.
Per uso locale, il progesterone naturale ed i suoi derivati 17 idrossilati si sono dimostrati capaci di inibire l'attività 5α-reduttasica dal 70 all'87% nei soggetti trattati. Dopo applicazione epicutanea circa il 10% del progesterone somministrato supera rapidamente lo strato cutaneo, si deposita nei tessuti epidermici, dermici e ghiandolari e quindi viene, per la massima parte, metabolizzato gradualmente in derivati inattivi a livello del complesso follicolo-pilo-sebaceo.
Il passaggio nel circolo sistemico (assorbimento) è estremamente ridotto e le concentrazioni seriche dello steroide rimangono pressoché invariate. Ricordiamo che possono essere trattati, con soluzione topica di progesterone naturale, anche i pazienti di sesso maschile affetti da defluvio androgenetico.
Il progesterone è stato usato in passato in soluzione idroalcolica a concentrazioni variabili (sempre più alte col passare degli anni) determinando una quasi costante riduzione della percentuale dei telogen, tanto più significativa quanto più alta era la concentrazione di ormone nella soluzione usata . Non sono stati segnalati  effetti collaterali attribuibili all’impiego topico di progesterone.       
 
FLUTAMIDE
È un potente antiandrogeno recettoriale, non steroideo, completamente sprovvisto di qualsiasi attività ormonale. Il suo meccanismo d'azione si basa sull'attività competitiva sul recettore degli androgeni a livello cellulare negli organi bersaglio.
Il farmaco viene somministrato per via orale ; non sembra possedere effetti teratogeni né carcinogenetici.
La molecola è stata più volte segnalata come sostanza potenzialmente epatotossica e, pertanto, la sua assunzione va accuratamente valutata e seguita con monitoraggio continuo.
I risultati, per quanto riguarda la terapia dell'alopecia androgenetica femminile, sono buoni e così anche per quello che concerne il trattamento dell'iperseborrea, ma il suo utilizzo, per i motivi suddetti, non può essere protratto nel tempo.

LATANOPROST
Il Latanoprost è un analogo della prostaglandina F2α, che viene abitualmente  utilizzata per ridurre la pressione endooculare in pazienti con glaucoma ad angolo aperto. La soluzione oftalmica contenente il Latanoprost (0,005%) è risultata complessivamente ben tollerata:  sono stati tuttavia riscontrati alcuni effetti collaterali, quali eritema, aumento della pigmentazione perioculare, variazioni nella colorazione dell'iride, infoltimento e imbrunimento delle ciglia. Proprio l’osservazione di quest’ultimo effetto (aumento del numero, della lunghezza e dello spessore delle ciglia) ha indotto i ricercatori a valutarne gli effetti in pazienti che presentavano alopecia areata delle ciglia. Gli studi clinici hanno documentato una crescita delle ciglia dopo 8 settimane dall'inizio del trattamento in una buona percentuale dei casi.
L’effetto del Latanoprost è stato testato anche sulla crescita dei capelli, in particolare nei casi di alopecia androgenetica sul topo e sul macaco. Recentemente è stato effettuato uno studio pilota anche sull’uomo con lo scopo di valutare gli effetti del Latanoprost sulla crescita dei capelli e sull’eventuale pigmentazione del cuoio capelluto in soggetti affetti da alopecia androgenetica.
I risultati ottenuti sono stati molto incoraggianti. Dopo 24 settimane nella metà dei partecipanti sono state osservate: aumento di pigmentazione, della densità, lunghezza e spessore dei capelli.
In particolare l’aumento in densità dei capelli è stato notato già dopo 8 settimane nella zona trattata con Latanoprost risultando in un incremento totale del 22% dopo l’intero trattamento.
Nonostante i buoni risultati ottenuti però sono necessari ulteriori approfondimenti, Sebbene presenti dei limiti, questo studio fornisce comunque importanti informazioni sugli effetti positivi che il Latanoprost possiede sulla crescita dei capelli e potrebbe supportare l'approccio di utilizzare analoghi delle prostaglandine come una nuova classe di molecole in grado di contrastare la caduta dei capelli causata dall'alopecia androgenetica.
Quanto al meccanismo d’azione del Latanoprost, è stato proposto che le prostaglandine, somministrate a soggetti con alopecia a livello delle ciglia, agirebbero modulandone le fasi di crescita. In particolare il Latanoprost indurrebbe la transizione dei follicoli in fase telogen in follicoli in fase anagen (che determina un aumento nel numero delle ciglia) e il concomitante prolungamento della fase anagen (che comporta l’allungamento delle ciglia).
È però ancora da definire se il Latanoprost agisca con gli stessi meccanismi sulla crescita dei capelli, in quanto vi è un diverso rapporto tra i follicoli in fase anagen e quelli in fase telogen (questi ultimi essendo circa il 50% nel caso delle ciglia e solo il 14%, in media, nel caso dei capelli). 
MELATONINA
La melatonina è un ormone secreto dalla ghiandola pineale, situata nel cervello, con un ritmo circadiano: la luce inibisce, il buio stimola la secrezione di melatonina, che funziona quindi da sincronizzatore dell’orologio biologico. Ha svariati effetti che si esercitano su vari organi e cellule. Fondamentale il suo ruolo nel ritmo sonno-veglia: per questo è ormai consolidato l’utilizzo di questo ormone nell’ insonnia da jet-lag. Questa molecola pare risincronizzare l'organismo, mantenendo integri il sistema neuroendocrino, ormonale e il sistema immunitario e modulando le difese. Ha  inoltre un’azione anti-invecchiamento e antiradicalica (contrastando in particolare i radicali idrossile).
Alla melatonina è stata attribuita oltre a un’attività antiossidante anche un’attività antiandrogena e per tale motivo è stato proposto il suo impiego terapeutico nell'alopecia androgenetica e nell'alopecia areata.
Secondo uno studio l'applicazione topica di melatonina nelle donne con alopecia androgenetica può influenzare la crescita dei capelli in vivo, anche se il meccanismo ancora non è ben conosciuto, mentre l'effetto clinico sembrerebbe dovuto all'induzione della fase anagen.
Attualmente esistono in commercio sia compresse  contenenti melatonina a vari dosaggi, sia una specialità farmaceutica in lozione come trattamento topico per l'Alopecia androgenetica.
LATTOFERRINA

La lattoferrina è una glicoproteina appartenente alla famiglia delle siderofilline, proteine deputate al trasporto del ferro. E’ presente in massima concentrazione nel latte umano e bovino, particolarmente nel colostro. Essa svolge molteplici funzioni, che rendono questa molecola una sostanza complessa e particolarmente versatile.
La lattoferrina facilita l’assorbimento intestinale di ferro e ne regola il recupero dai depositi.
Numerosi studi dimostrano che la lattoferrina  assunta per os facilita l’assorbimento intestinale del ferro ed è in grado di prevenire e curare l’anemia sideropenica anche senza integrazioni farmacologiche del metallo: l’assunzione di questa sostanza è quindi fondamentale nelle carenze di ferro e in situazioni di ipoferritinemia.
La lattoferrina è anche un agente naturale contro le infezioni grazie alle sue attività antibatterica, antimicotica e antivirale, (legate sia alla chelazione degli ioni ferrici sia a un danno strutturale diretto e irreversibile sugli agenti patogeni) ; presenta anche azione immunomodulante (sia su neutrofili e linfociti T e B che sulla attività di IL-1, IL-6, TNF- alfa) e anti-radicalica.
La lattoferrina non presenta effetti collaterali o incompatibilità con altri farmaci e può essere prescritta indipendentemente dall’età e dal sesso.
In tricologia è un importante presidio terapeutico nei numerosi casi di effluvio da carenza di ferro, ma può essere di ausilio anche in qualche caso di dermatite del cuoio capelluto.

SOSTANZE NATURALI    
                                   

Per migliaia di anni le piante hanno rappresentato la principale fonte di sostanze medicinali: soltanto a partire dal 19° secolo sono stati isolati allo stato puro i principi attivi vegetali ed è iniziata la sintesi chimica.
Con lo sviluppo della ricerca farmacologica l’impiego delle piante a scopo medicinale ha subìto un rapido declino: tuttavia negli ultimi anni c’è stata una riscoperta della Medicina Naturale che presenta notevoli vantaggi terapeutici.
Con i suoi medicamenti dall’azione più dolce e talvolta più lenta, è in grado di stimolare la naturale capacità di autoguarigione dell’organismo. Consente una terapia certo più blanda ma priva di quegli effetti collaterali che purtroppo limitano l’utilizzo di molti farmaci. In tricologia possiamo impiegare con successo sostanze naturali per contrastare la seborrea, il prurito,  l’infiammazione nelle dermatiti, ad esempio con fito-gemmoterapici come Ribes Nigrum, Ulmus Campestris,  Cedrus Libani, Helicrysum. Oppure impiegare la Rosa Canina o l’Echinacea per stimolare e modulare la risposta immunitaria; per riequilibrare il sistema psico-neuro-vegetativo abbiamo a disposizione varie preparazioni farmaceutiche in gocce, granuli o in compresse contenenti Tilia Tomentosa, Ignatia Amara,  Valeriana, Crataegus, Passiflora…

DRENAGGIO

È una tecnica terapeutica di eliminazione delle tossine (alimenti, farmaci…) e dei prodotti del ricambio cellulare, mediante la stimolazione dolce e prolungata degli organi emuntori (pelle, reni, intestino…). Si effettua in preparazione o associazione a trattamenti specifici, periodicamente specie in primavera e autunno e utilizza una posologia inferiore a quella terapeutica da assumere per almeno 30 giorni consecutivi. In tricologia viene utilizzato per accelerare la guarigione di dermatiti del cuoio capelluto, per riequilibrare l’organismo ad esempio dopo abusi alimentari o farmacologici, o per coadiuvare altre terapie.




SERENOA REPENS
È una palma nana tipica della Florida che contiene una buona quantità di acidi grassi dai quali si estrae il principio attivo, la β-sitosterina.
La Serenoa Repens è efficace nel trattamento della ipertrofia prostatica benigna  e della alopecia androgenetica. Il suo effetto terapeutico si estrinseca grazie all'insieme di diversi meccanismi d'azione: antagonismo competitivo sul recettore degli androgeni; debole inibizione della 5-alfa-reduttasi; azione antinfiammatoria e antiedemigena; blanda azione estrogenica.
Per quanto riguarda gli eventi avversi, non sono mai state riscontrate riduzione della libido, disfunzioni erettili o alterazioni endocrine; nessuna interazione con medicinali di sintesi. La Serenoa repens è considerata una pianta sicura.
È importante che le capsule vengano ingerite a stomaco pieno e soprattutto che contengano una concentrazione titolata di acidi grassi e fitosteroli superiore all'85%. Per tale motivo ricordiamo sempre di non intraprendere terapie autoprescritte ma solo dietro un’ attenta e corretta prescrizione medica specialistica.

TE’ VERDE
Il tè verde è stato utilizzato nella medicina tradizionale orientale (Camellia Sinensis) per le sue numerose azioni, legate alla presenza di polifenoli (EGCG), flavonoidi e vitamine. La principale attività dell'EGCG è quella di potenziare le difese antiossidanti (catalasi, superossido dismutasi e glutatione perossidasi) e quindi diminuire il danno cellulare.
Inibisce la crescita delle cellule tumorali, protegge contro i cancerogeni chimici e la fotocarcinogenesi. Ha effetti benefici sul Sistema nervoso, ove esercita un potente effetto neuroprotettivo (antidegenerativo e anti-stress), riduce la pressione arteriosa e il colesterolo; antitrombotico, riduce l’infarto miocardico. Particolarmente utile nell’obesità, il Tè Verde è considerato un vero e proprio bruciagrassi.
L’azione antiandrogenetica riconosciuta al Tè Verde è legata alla inibizione della 5 alfa reduttasi di tipo 1. L’EGCG stimolerebbe la crescita dei capelli umani attraverso gli effetti proliferativo e anti-apoptotico sulle cellule della papilla.
La carente biodisponibilità dei polifenoli ottenuti per via estrattiva (solo 1-20% di quanto somministrato si assorbe) ha reso necessaria la ricerca di particolari formulazioni  fitosomiali, che rendono assorbibile e quindi utilizzabile quella molteplicità di principi attivi messi a disposizione dalla bella Camellia Sinensis.

ACIDI GRASSI POLINSATURI OMEGA 3
Sono sostanze definite “essenziali” perché sono indispensabili per il benessere del corpo e devono essere introdotte con gli alimenti.
Possiedono importanti effetti positivi sul sistema cardiocircolatorio in quanto hanno azione vasodilatatoria e antiaritmogena e riducono il tasso lipidico nel sangue.
Proteggono la pelle e il cuoio capelluto: sono infatti componenti fondamentali delle membrane biologiche e del tessuto epiteliale, costituiscono il film idrolipidico che protegge la superficie cutanea; esercitano un’azione antiinfiammatoria particolarmente utile in presenza di dermatiti e psoriasi.
Infine grazie all’acido linolenico inibiscono la 5alfareduttasi.
Oltre ad una alimentazione ricca di omega 3, in particolare il pesce azzurro, la frutta secca e alcuni olii vegetali, può essere utile una integrazione di omega 3 con differenti concentrazioni di acidi grassi.

SOIA
È un legume conosciuto da millenni che costituisce l’alimentazione di base delle popolazioni orientali. I suoi semi contengono una elevata concentrazione di proteine (40%), vitamine, glicidi, lipidi (per il 90% insaturi)  e sali minerali. Importantissimi gli isoflavoni, che si comportano come fitoestrogeni: aumentano la quantità di SHBG circolante ed hanno una pur lieve azione competitiva recettoriale col DHT.
Una integrazione di soia deve essere valutata in ambito medico, in quanto questi fitoestrogeni possono interferire con importanti meccanismi ormonali e farmacologici (ciclo mestruale, tamoxifene…).

TRATTAMENTI AMBULATORIALI 
                            
In alcuni casi può essere utile eseguire particolari trattamenti per stimolare più intensamente il cuoio capelluto e accelerare i processi di ricrescita, o per “risvegliare” un cuoio capelluto che non risponde alle altre cure. Vengono effettuati  dallo specialista tricologo in ambulatorio, a cicli.  Possiamo impiegare  la neve carbonica, una “antica” metodica appartenente alla dermatologia tradizionale, ma tuttora valida per stimolare col freddo il cuoio capelluto  affetto da effluvio o da alopecia areata. Un altro trattamento “classico” è la mesoterapia, resa più performante dall’utilizzo di nuove sostanze sempre più attive. Rappresentano invece vere e proprie novità la Fotobiomodulazione con i LED, il PRP e, fra i trattamenti cosmetici, la Tricopigmentazione.


MESOTERAPIA
È una  metodica ideata da Michel Pistor nel 1958, che utilizza l’iniezione di piccole quantità di sostanze, ciclicamente, nell’area in cui queste servono: si realizza così la possibilità di curare selettivamente il tessuto malato senza gli effetti collaterali scatenati dalla somministrazione sistemica del farmaco e di far pervenire una maggior concentrazione del principio attivo là dove questo è necessario.
Utilizzata sia in medicina generale che estetica , trova indicazione in tricologia per iniettare farmaci (ad esempio cortisonici, opportunamente diluiti, nelle chiazze di alopecia areata) o biorivitalizzanti ( per aumentare l’attività metabolica del cuoio capelluto ad esempio in un defluvio cronico). Possiamo utilizzare aminoacidi, complessi polivitaminici, sostanze antiradicaliche,  polinucleotidi …).
Si impiegano molecole naturali, sicure  e ben tollerate che stimolano la rigenerazione tissutale ed hanno azione antiradicalica.
Queste sostanze vengono inoculate per mezzo di aghi corti e sottili: l’iniezione infatti deve avvenire superficialmente nel derma. I cicli terapeutici comprendono 4 o più sedute ambulatoriali  a cadenza in genere mensile.



FOTOBIOMODULAZIONE LED

La luce è indispensabile alla vita ma anche a mantenere uno stato di salute e di benessere: l’utilizzo razionale dei LED (Light Emitting Diode) è una delle frontiere della nuova medicina. Un LED è uno speciale diodo che emette luce coerente, monocromatica, non collimata: attualmente trova impiego per l’illuminazione di ambienti , fontane, autovetture; in medicina costituisce la più moderna risposta per il trattamento di patologie ed inestetismi cutanei.
Quando la luce interagisce con la superficie del tessuto umano vengono attivati i Citocromi mitocondriali con produzione di energia, che viene messa a disposizione della cellula per il fisiologico svolgimento delle proprie funzioni.
                                                   
I LED modulano l’attività delle cellule viventi, incrementandola o riducendola, laddove questa sia patologicamente alterata: questo concetto si definisce “Fotobiomodulazione”.
I LED stimolano la rigenerazione tissutale grazie alla produzione di Fattori di crescita, allo stimolo delle mitosi cellulari, all’attivazione delle cellule totipotenti e alla capacità di migliorare il microcircolo.
Hanno anche attività antiinfiammatoria e azione immunomodulante, che  risultano di grande utilità nelle affezioni legate a disordini immunologici (come le collagenopatie).
Negli ultimi anni si sono dimostrati efficaci nel trattamento dell’ Alopecia Areata, dell’Alopecia Androgenetica, nel fermare la progressione di alcune  Alopecie Cicatriziali. Oltre all’incremento del numero dei capelli, la Fotobiomodulazione LED ha determinato un miglioramento della qualità dei capelli  (maggior diametro e consistenza dei fusti), riduzione della dermatite e della seborrea. Nelle Alopecie Cicatriziali si assiste alla riduzione dell’attività dei processi flogistici e dell’entità dei sintomi correlati .
Possono anche essere abbinate ad altri trattamenti, sia medici che chirurgici: interessante l’associazione con auto trapianti, sia prima dell’intervento per preparare il cuoio capelluto, sia successivamente per stimolare l’attecchimento e la vitalità degli innesti.
Infine in associazione  a PRP, anche in questo caso sia prima che dopo le inoculazioni.
Il trattamento con i LED non è doloroso, dura 10-15 minuti e si ripete a cicli con cadenza settimanale o mensile.
PRP: PLASMA RICCO IN PIASTRINE
La sigla inglese PRP (Platelet Rich Plasma) significa: Plasma Ricco in Piastrine e sta ad indicare un trattamento nel quale si utilizzano le piastrine. Questi piccoli elementi del nostro sangue circolante non sono solo fondamentali per il processo coagulativo, ma  contengono i Fattori di crescita, cioè innumerevoli sostanze in grado di stimolare la guarigione e la rigenerazione tissutale. In particolare, i fattori di crescita (PDGF, TGFbeta, IGF, EGF e VEGF) sono proteine capaci di stimolare la proliferazione e la differenziazione cellulare.
Queste molecole agiscono, infatti, a livello locale favorendo la duplicazione delle cellule, la produzione di nuovi vasi sanguigni e la formazione di nuovo tessuto extracellulare (in genere collagene) contribuendo in questo modo alla rigenerazione del tessuto danneggiato. I fattori di crescita sono presenti nel nostro organismo, esattamente nel sangue circolante, “inattivati” e vengono rilasciati e si attivano laddove ci sia un trauma che danneggia i tessuti e quindi richiede la riparazione.  
Con questa metodica si prelevano queste preziose sostanze, si “innescano” e si iniettano nelle sedi in cui servono.
La tecnica è semplice: si fa un comune prelievo di sangue dall’avambraccio con una provetta sterile, si fa centrifugare per pochi minuti ( davanti agli occhi del paziente), quindi si aspira la parte più ricca di piastrine (e quindi di fattori di crescita) e la si inietta nella cute con un ago corto e sottile (da mesoterapia).
Il PRP iniettato deriva dal sangue dello stesso paziente, eliminando alla fonte qualsiasi problema di infezione, allergia o intolleranza! Questo trattamento è privo di rischio per la salute e di qualsiasi effetto collaterale.
Il trattamento è conosciuto da tempo: i primi ad utilizzarlo sono stati gli odontoiatri e gli ortopedici per ottenere una più veloce rigenerazione ossea a seguito di interventi chirurgici.
I fattori di crescita infatti sono in grado di stimolare la riproduzione di numerosi tipi di cellule (mesenchimali, staminali, condrociti, osteoblasti…) . Sono utilizzati anche per il ringiovanimento cutaneo  in medicina estetica (biostimolazione del volto,  collo, decolleté, mani ecc). Recentemente le capacità rigenerative del PRP sono state sfruttate anche in tricologia, per stimolare la ricrescita e il rinfoltimento del capillizio.
I fattori di crescita presenti nelle piastrine  e inoculati nel cuoio capelluto stimolano le cellule del bulbo pilifero (papilla dermica, matrice, melanociti) a mantenere la fase attiva di crescita ( anagen), quindi a produrre un fusto sano e robusto, a ridurre i processi infiammatori cutanei (es. eccessiva secrezione seborroica), a ridurre i meccanismi di morte cellulare. In più è in grado di stimolare le cellule staminali della papilla a dare origine ad un nuovo bulbo pilifero.
Quindi possiamo utilizzare il PRP nella alopecia androgenica (più comunemente): questa terapia può far ricrescere (nel 60% dei casi in modo significativo) un numero di capelli considerevole soprattutto negli stadi iniziali della patologia, quando ancora è conservato un numero notevole di follicoli.
Nella alopecia areata può rappresentare una tecnica importante di trattamento con percentuali molto alte di ricrescita dei capelli.
Nella alopecia cicatriziale può svolgere un importante effetto di controllo del processo infiammatorio e ridurre la progressione della morte dei bulbi ancora attivi, soprattutto nelle forme iniziali.
Si effettuano 2-3 sedute a distanza di un mese e mezzo circa con richiami a 6 mesi - un anno. Nei primi 2 mesi è possibile riscontrare i primi effetti in termini di aumento del diametro, mentre la ricrescita è apprezzabile nei 6 mesi successivi.
La terapia con PRP può essere sicuramente considerata una delle tecniche più avanzate ed efficaci di terapia, anche se, come qualsiasi trattamento, non garantisce gli stessi risultati in tutti i casi trattati.

TRICOPIGMENTAZIONE
La Tricopigmentazione è una metodica estetica che prevede l'inoculazione di pigmenti nel derma superficiale del cuoio capelluto e delle sopracciglia. Questa metodica, se correttamente eseguita da tricopigmentisti qualificati, è totalmente sicura in quanto utilizza pigmenti anallergici, biocompatibili e bioriassorbibili,  aghi e strumenti monouso specificatamente studiati per rispettare la delicatezza del derma. La TricoPigmentazione è utilizzata come alternativa terapeutica, allorchè esiste un diradamento non risolvibile né con le terapie mediche né chirurgiche, o quando il paziente per svariate ragioni non può o non vuole sottoporsi ad un autotrapianto di capelli: la TricoPigmentazione  infoltisce o ricostruisce otticamente le aree diradate.  Inoltre può rappresentare un complemento all'autotrapianto eseguendo un perfetto camouflage della cicatrice di prelievo e delle aree d'innesto quando queste permangono ancora diradate (ad esempio per una particolare estensione della calvizie).
Le tecniche utilizzate in tricopigmentazione sono due:   effetto rasato e  punto pelo. L'"effetto rasato" consiste in un microdeposito puntiforme di pigmento che dà l'illusione di poter intravedere aree dense di peli rasi ed è consigliato per coloro che portano i capelli rasati.
L'esecuzione della tecnica "punto pelo"  invece ha lo scopo di togliere le trasparenze e illudere l'occhio a leggere una chioma più folta semplicemente perché non riesce a intravedere la cute tra i capelli.
Questa tecnica è indicata per chi ama mantenere un look con i capelli più lunghi ed abbia un lieve diradamento; è inoltre ideale nel post trapianto per camuffare le aree d'innesto ottimizzando il risultato del trapianto.
       
tecnica "effetto rasato"                                                                                                                           tecnica "punto pelo"                                        (per gentile concessione di Milena Lardì) 
I pigmenti utilizzati sono diversi nella composizione fisico/chimica da quelli dei comuni tatuaggi: sono infatti naturali, biocompatibili e bioriassorbibili (cioè vengono gradualmente assimilati dal corpo in un tempo variabile tra i 6 ed i 12 mesi). Le polveri metalliche dopo essere state pesate, micronizzate ecc. vengono incapsulate ossia ricoperte da una sorta di guaina similsiliconica che scherma il contatto dei metalli stessi con la cute, tanto da risultare anallergici. Questi  pigmenti rimarranno inalterati per un lungo periodo di tempo, conservando la naturalezza in applicazione.
Gli applicatori e tutto il materiale d’uso sono rigorosamente monouso.
Il trattamento non è doloroso; non crea nessun danno ai capelli circostanti, anche se miniaturizzati. Prevede due sedute iniziali, della durata di circa tre ore ciascuna in base all'area e alla qualità del tessuto che andremo a trattare, a cui seguiranno trattamenti di ripristino annuali. Laddove, per qualsiasi ragione, il paziente decidesse di utilizzare altre tecniche di trattamento, la TricoPigmentazione eseguita in precedenza non crea vincoli particolari e a distanza di due anni non ne rimarrà traccia.
Non sono necessarie misure preventive al trattamento, se non quella di sospendere, una settimana prima, eventuali terapie topiche. Vengono effettuati sotto controllo medico i trattamenti in pazienti affetti da diabete, patologie cardiache o che assumono farmaci anticoagulanti.  Questa metodica  non  è di pertinenza medica; comunque per ottenere un risultato esteticamente valido e in sicurezza per il paziente, si raccomanda di affidarsi ad un professionista esperto ed affidabile.

CAMOUFLAGE COSMETICO
La ricerca cosmetologica ha messo a punto un prodotto a base di cheratina per migliorare istantaneamente la propria capigliatura; chiamato in inglese "Hair concealer", nasconde il diradamento dei capelli e le aree chiare del cuoio capelluto in pochi minuti. 
Come funziona? Si tratta di una polvere di microfibre di cheratina che, distribuite sulla testa, si legano elettrostaticamente ai capelli e si depositano sul cuoio capelluto, dando immediatamente un aspetto più folto e pigmentato alla capigliatura e nascondendo le eventuali aree "lucide". Anche i capelli vellus sembreranno di nuovo grossi e folti.
Requisito fondamentale è che nell'area trattata vi siano capelli, anche se miniaturizzati e depigmentati, perchè le microfibre devono trovare un substrato su cui fissarsi. Pertanto una persona completamente calva non può trarne alcun beneficio.
 
I prodotti in commercio sono disponibili in diverse sfumature di colore, in modo da consentire la scelta a seconda del colore della capigliatura.
                                          
Questo camouflage  resiste molto bene al vento e discretamente all'acqua; per aumentare la tenuta delle microfibre, è possibile associare una lacca spray per il fissaggio.
Si rimuove con il lavaggio: i tensioattivi dello shampoo eliminano i legami elettrostatici tra le particelle di cheratina  e i capelli.
Quando è consigliato? In attesa che il trattamento farmacologico cominci a dare risultati,  in caso di un effluvio particolarmente intenso oppure in attesa dell’intervento chirurgico di autotrapianto. Per contro può non essere indicato come trattamento quotidiano per i costi e la difficoltà di applicare contemporaneamente terapie topiche.
Ha comunque il vantaggio di aiutare a vivere con più serenità il proprio aspetto estetico mascherando diradamenti o calvizie; presenta una grande praticità di utilizzo, richiede pochi secondi per l’applicazione e può procurare risultati
 eccellenti. 

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